Il prezzo dell'oro è salito fin quasi a 2.670 dollari segnando un altro massimo storico, spinto dalle crescenti scommesse su un ulteriore allentamento aggressivo della politica monetaria della Fed, che continuano a minare il dollaro e i rendimenti dei titoli del Tesoro statunitensi, e dalle tensioni geopolitiche in Medio Oriente.
I mercati stanno attualmente scontando circa il 60% di possibilità di un taglio da 50 punti base a novembre, come mostra il Fed WatchTool del CME Group, e per le prossime due riunioni della Fed i future sui tassi implicano tagli per oltre 80 punti base.
Ieri, il dollaro è crollato su tutta la linea per effetto del calo dei rendimenti dei titoli del Tesoro USA lungo la curva, innescata da una forte asta di titoli di Stato USA a due anni. Inoltre, ha patito anche i flussi di rischio guidati dagli stimoli della Cina e i deboli dati sulla fiducia dei consumatori e sull'attività regionale della Conference Board degli Stati Uniti.
La People's Bank of China ha tagliato il tasso del Medium-term Lending Facility a un anno dal 2,30% al 2,0% per sostenere l'economia, tra una serie di altre misure di stimolo, aumentando potenzialmente la domanda cinese di oro, che ne è il principale consumatore al mondo.
Nella giornata odierna, i discorsi dei membri della Fed e le tendenze del rischio continueranno a svolgere un ruolo fondamentale nell'andamento del prezzo dell'oro. Inoltre, domani è previsto il discorso di apertura del presidente Powell alla US Treasury Market Conference a New York, che pure potrebbe influenzare il comportamento degli investitori.
Analisi tecnica
Le condizioni di ipercomprato estremo, rappresentate dall'indice di forza relativa a 14 giorni vicino al livello 80, suggeriscono che potrebbe esserci una correzione in vista.
Tuttavia, il posizionamento sopra il livello tondo di $ 2.670 potrebbe scatenare un ulteriore rialzo verso la barriera dei $ 2.700.
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