A partire dallo scorso venerdì, dopo il debole rapporto sull'occupazione negli Stati Uniti, i mercati azionari globali sono stati colpiti dal panico a causa delle crescenti tensioni in Medio Oriente e dei timori di rallentamento economico degli Stati Uniti. Pertanto, il marcato calo di ieri del prezzo dell'oro, nonostante l'ampia avversione al rischio, può essere attribuito alla monetizzazione degli investitori dei guadagni conseguiti dai long sull'oro, che sono stati bloccati per coprire le perdite maturate altrove.
Oggi, il prezzo dell'oro sembra mantenere le posizioni acquisite con la chiusura di ieri, allontanandosi dal minimo di una settimana, poiché le scommesse su un taglio dei tassi della Fed a settembre di 50 bps e i rischi geopolitici stanno offrendo un certo supporto.
I mercati continuano a prezzare una probabilità di quasi il 90% che la Federal Reserve taglierà i tassi di interesse di 50 punti base a settembre, come riportato dallo strumento FedWatch del CME Group. Inoltre, si ipotizzano circa 115 punti base complessivi di allentamento per quest'anno e una quantità simile per il 2025.
Le ipotesi del mercato trovano conferma anche nelle parole della presidente della Fed di San Francisco Mary Daly, che, nonostante abbia detto che "nessuno degli indicatori del mercato del lavoro che esamina lampeggia in rosso al momento, ma sta monitorando attentamente", ha anche aggiunto che la sua mente é aperta a tagliare i tassi di interesse, se necessario, e che l’approccio deve essere proattivo.
Le preoccupazioni geopolitiche trovano invece giustificazione in un potenziale attacco di ritorsione dell’Iran contro Israele, che potrebbe essere portato anche in più giorni, come fatto notare dall'intelligence statunitense. Sebbene i diplomatici degli Stati Uniti e delle nazioni arabe stiano tentando di allentare le tensioni tra i due paesi, divampate mercoledì scorso dopo l’uccisione a Teheran del leader di Hamas Ismail Haniyeh, con l'Iran che ha incolpato Israele e giurato vendetta. Tuttavia, il portavoce del ministero degli esteri iraniano, Nasser Kanaani, ha dichiarato ieri che l'Iran non intende aumentare le tensioni regionali, ma ritiene di dover punire Israele per scoraggiare un'ulteriore instabilità e che "non gli importa se la risposta potrebbe scatenare una guerra".
Al momento, gli sforzi diplomatici per distendere la situazione sembrano fornire un certo supporto al sentiment di rischio e l'inversione di tendenza nel sentiment globale del rischio, unitamente al rimbalzo dei rendimenti obbligazionari statunitensi, potrebbe limitare i guadagni dell’oro. Anche se i mercati rimangono comunque cauti nei confronti di un eventuale attacco dell'Iran contro Israele.
I mercati stanno assistendo a un cambiamento positivo nel sentiment di rischio, con l’azionario asiatico che sta mettendo a segno una robusta inversione di tendenza, anche a seguito delle rassicurazioni in ambito economico fornite dalle autorità statunitensi e giapponesi.
L’indice di riferimento giapponese, il Nikkei 225, è salito finora di quasi il 10%, invertendo il crollo storico del 12% registrato ieri, grazie alle affermazioni del ministro delle finanze giapponese Shunichi Suzuki che ha detto che sta "vedendo aspetti positivi nell'economia sui salari, sul fronte degli investimenti".
In definitiva, poiché la situazione geopolitica in Medio Oriente rimane comunque in una posizione delicata, i mercati rimangono incollati ai prossimi sviluppi e potrebbero astenenersi dall’assumere nuove posizioni nette sull’oro.
Analisi tecnica
Il prezzo dell'oro ha chiuso ieri sopra il supporto chiave della media mobile semplice a 21 giorni a $ 2.411.
Inoltre, l'indice di forza relativa a 14 giorni si mantiene sopra il livello 50, attualmente vicino a 52,50, suggerendo che il potenziale rialzista del prezzo dell'oro rimane ancora intatto.
E’ comunque necessaria l’accettazione sopra la resistenza statica di $ 2.425 per riprendere lo slancio di recupero verso i precedenti massimi record di $ 2.450, prima, e verso il massimo storico di $ 2.484, raggiunto il 17 luglio, dopo.
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