Nel primo pomeriggio (per noi europei) sono stati pubblicati i dati dei libri paga non agricoli per il mese di maggio negli USA. Questo è l'ultimo rapporto NFP che la Fed vedrà prima della decisione sui tassi di giugno, in cui si prevede che la banca li aumenterà di 50 punti base. Forse, più importante, tuttavia, è il contesto di quell'aumento, con i piani della Fed per il Quantitative Tightening e il Summary of Economic Projections che verranno pubblicati a margine della decisione sui tassi.
Il dato più importante del calendario economico della prossima settimana negli Stati Uniti è il rilascio dei dati sull'inflazione venerdì prossimo.
I dati odierni hanno evidenziato un numero importante per il rapporto NFP di maggio. Infatti, se da un lato, il numero principale ha registrato un forte incremento (390.000 posti contro 325.000 previsti), il tasso di disoccupazione è rimasto al 3,6%, appena al di sopra dell'aspettativa del 3,5%. Tuttavia, ancora più importante, la componente dell'inflazione del rapporto ha mostrato un aumento su base mensile dello 0,3% rispetto allo 0,4% previsto, e questo è in linea con il dato dello 0,3% del mese scorso.
Il risultato iniziale è stato un rapido aumento della forza del dollaro che è, per lo più, svanito circa un'ora dopo il rilascio del dato. Tuttavia, nel seguito, in maniera più convinta, il dollaro é tornato nuovamente ad aumentare. Con una mossa correlata, i rendimenti del Tesoro a 10 anni sono aumentati avvicinandosi a un altro test al 3% prima di ritirarsi allo stesso modo e nuovamente risalire. Ed è proprio il tema dei rendimenti che, negli ultimi tempi, ha avuto un impatto su una serie di altri mercati, comprese le azioni.
Il Tresaury a 10 anni ha stabilito un nuovo massimo in tre anni al 3,167% il 9 maggio, quando è entrata in gioco una grande resistenza a lungo termine.
Per quanto riguarda il comportamento dell'oro, ha fatto una mossa ribassista iniziale sulla pubblicazione dell’NFP, come si é visto con il dollaro, ma quella mossa è per lo più svanita. Copiando in seguito, in maniera diametralmente opposta, il comportamento del dollaro, l’oro ha ripreso inesorabilmente a scendere. A questo punto l'attenzione si sposta sulla prossima settimana in cui sarà disponibile un quadro più ampio e più significativo di quello offerto questa settimana, a causa di vari giorni di chiusura dei mercati.
Quando i rendimenti hanno iniziato a calare il mese scorso, gli acquirenti sono tornati all'oro e i prezzi hanno registrato una corsa molto rispettabile di oltre $ 100 dal minimo di maggio al recente massimo di giugno. Ma quel massimo di giugno è stato attinto in un punto chiave di resistenza, rappresentato dall'indicatore del 50% derivato dal ritracciamento di Fibonacci che copre il movimento dal minimo dello scorso agosto fino al massimo di marzo di quest’anno. Quel livello si attesta a 1878,40 ed è entrato in gioco molto repentinamente, portando a un ritorno al di sotto del 1860 sulla scia del rilascio degli NFP. Ora siamo al di sotto di quel valore, essendo scesi anche sotto i 1850 dollari. Questo attesta un chiaro atteggiamento ribassista. L’oro dovrà ostentare una tendenza di forza a breve termine per dimostrare di avere un potenziale di inversione laddove il tema del lato corto si presenta come unico elemento attraente. Guardando verso nord, il prossimo punto chiave di resistenza è nella zona che va dal 1888 al 1891, e al di sopra c'è una zona importante a lungo termine che va dal 1900 al 1920. Tuttavia, per poter affermare che l’oro ha abbandonato la sua tendenza ribassista occorre che gli acquirenti lo spingano sopra 1925 dollari per oncia.
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