Il prezzo dell'oro ha registrato un leggero aumento, guadagnando poco oltre lo 0,2% e consolidandosi a circa $ 2.650 per il settimo giorno consecutivo, poiché i dati ADP di novembre sull'occupazione statunitense sono risultati peggiori delle attese, mancando le previsioni degli economisti.
Il rapporto ha mostrato un rallentamento delle assunzioni, con solo 146.000 nuovi posti di lavoro rispetto ai 150.000 previsti. Inoltre, i dati sono risultati anche al di sotto dei precedenti rivisti, con quelli di ottobre che arrivavano a 184.000, in calo rispetto ai 238.000 riportati un mese fa.
Tuttavia, i dati odierni, insieme a quelli JOLTS di ieri, confermano comunque che il mercato del lavoro rimane solido, permettendo alla Fed, che ha spostato la sua priorità a doppio mandato verso la massima occupazione, piuttosto che la stabilità dei prezzi, di mantenere una posizione cauta sui tagli dei tassi grazie ad una economia che rimane solida.
Oltretutto, l'inflazione si è dimostrata più rigida del previsto. Infatti, negli ultimi tre mesi, il processo di disinflazione negli Stati Uniti si è bloccato e, nonostante siano aumentati di un decimo, i prezzi sono ancora lontani dal raggiungere l'obiettivo del 2% della Fed.
Pertanto, i vari componenti della banca centrale che si sono succeduti a parlare hanno detto che potrebbe essere giunto il momento di rallentare o mettere in pausa i tagli dei tassi, giacché il mercato del lavoro è in linea con la piena occupazione e che l'inflazione potrà convergere verso il 2% nei prossimi due anni.
Analisi tecnica
L'oro rimane orientato al rialzo, ma negli ultimi sette giorni è anche rimasto sottotono nell’intervallo $ 2.600-$ 2.650.
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