L'oro ha vissuto la prima parte della giornata nell’attesa dei dati CPI statunitensi, per poi subirne l’effetto.
Infatti, dopo la pubblicazione é crollato fino al minimo intraday di $ 2.863,61.
L'indice dei prezzi al consumo statunitense è aumentato a gennaio del 3,0% rispetto all'anno precedente. Il dato di base è cresciuto del 3,3% rispetto al 3,1% previsto, mentre su base mensile è aumentato dello 0,5%, oltre il 0,4% registrato a dicembre. Tutti i valori sono risultati maggiori delle previsioni, innescando nuove aspettative su un ulteriore ritardo nel taglio dei tassi di interesse da parte della Fed e penalizzando chiaramente l’oro.
Tuttavia, il calo è durato ben poco e l’oro è presto risalito sopra i $ 2.900, rimanendovi poi nei dintorni.
Il recupero è stato innescato dalle parole odierne di Powell, che, proprio ieri, avevano, invece, prodotto l’effetto contrario, portando l’oro sotto i $ 2.900.
Powell ha detto al Congresso degli Stati Uniti che l'economia è "vicina, ma non ancora arrivata" all'inflazione. Inoltre, ha ribadito che la banca centrale prende le sue decisioni in base alle prestazioni dell'economia e pertanto, per ora, la politica monetaria rimarrà restrittiva, pur ammettendo che ogni intervento rimane sempre possibile in funzione dell’impatto dei dazi sull’economia del paese.
Analisi tecnica
Il grafico giornaliero mostra che le condizioni di ipercomprato sono ancora ben presenti, con gli indicatori tecnici che sono diventati piatti entro i livelli estremi. Tuttavia, non si ravvisano ancora le condizioni perché il prezzo possa correggere in maniera repentina.
Nel breve termine, secondo il grafico a 4 ore, l'oro è rialzista, con l'indicatore Momentum che ha ridotto il calo vicino a 100 e si mantiene al di sopra di tale valore, mentre l'indicatore Relative Strength Index sta salendo vicino a 59, incentivando il ritorno del percorso rialzista.
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