Il prezzo dell'oro si sta consolidando vicino ai $ 2.820, non molto lontano dal record storico segnato ieri.
Ieri, gli Stati Uniti hanno stretto un accordo con Messico e Canada per ritardare l’applicazione dei dazi di un mese in cambio di rigorosi controlli alle frontiere per vietare l’ingresso di fentanyl negli Stati Uniti. Tanto è bastato per riportare una certa nei calma nei mercati.
Tuttavia, l’atmosfera generale è comunque improntata alla cautela, in attesa dell'entrata in vigore stamattina dei dazi statunitensi del 10% verso la Cina. E anche una rinnovata forza del dollaro non sta giovando a quella dell’oro, dopo che ieri i sorprendenti dati PMI ISM degli Stati Uniti hanno mostrato una solida ripresa, attestando una performance superiore alle attese, ed ai valori precedenti, della manifattura statunitense.
Oltretutto, non stanno giovando all’oro nemmeno le espressioni dei membri della Fed. Il presidente della Fed di Atlanta Raphael Bostic ha affermato: "l'incertezza è aumentata; vogliamo essere cauti e non avere una politica che si inclini in una direzione e dover cambiare" e "Sono pronto ad aspettare un po' per tagliare di nuovo", mentre quello della Fed di Chicago Austan Goolsbee ha detto: "le incertezze giustificano cautela nei tagli dei tassi", avvertendo di un "possibile aumento dell'inflazione".
Oggi sono attesi i dati JOLTS sul lavoro negli Stati Uniti che dovrebbero mostrare 8 milioni di occupati a dicembre. Se deludessero, potrebbero fornire una spinta decisiva al prezzo dell’oro, consentendogli di raggiungere un nuovo massimo storico.
Analisi tecnica
Il grafico giornaliero mostra che l'indice di forza relativa a 14 giorni è entrato nella regione di ipercomprato vicino a 71.
Pertanto, diventa probabile un pullback prima di una nuova ripresa del trend rialzista, con la prima resistenza che sarebbe fornita dal massimo storico di ieri a $ 2.831, seguita dal livello psicologico di $ 2.850.
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